SPOILER ALLERT: se non ti sei ancora letto la serie “Guida Galattica per Autostoppisti” di Douglas Adams e non vuoi spoilerarti pezzi dei libri o del film, non leggere questo articolo. Non che la trama sia così importante in questi racconti, comunque…
Chi cavolo è Douglas Adams. Solo uno scrittore di fantascienza umoristica, direbbe un cogl qualcuno poco saggio che legga la voce su Wikipedia. Douglas Adams, per me, è stato semplicemente un fottuto genio.
Sì, questa categoria si chiama “Universo, Vita e Tutto Quanto” e non è un caso che sia anche il titolo del terzo libro della sua serie “Guida Galattica per Autostoppisti“, scritta tra la fine degli anni 70 e la fine dei ’90. Serie che ho divorato intorno ai 20 anni. A quell’età ho letto i libri e ci ho riso sù. “Stile brillante”, avrò pensato, e niente di più. Ora circa 20 anni dopo ho capito che Adams aveva ragione su tutto.
Di fatto ha descritto perfettamente la mia vita. Il mio lavoro. Il sistema in cui vivo. E che siamo circondati da Vogon. Vogon ovunque.
“I Vogon sono una delle razze più sgradevoli della galassia; non sono cattivi ma insensibili burocrati zelanti con un pessimo carattere, sì. Non alzerebbero un dito per salvare la propria nonna dalla Vorace Bestia Bugblatta di Traal senza un ordine in triplice copia spedito, ricevuto, verificato, smarrito, ritrovato, soggetto a inchiesta ufficiale, smarrito di nuovo ed infine sepolto nella torba per tre mesi e riciclato come cubetti accendifuoco”
Adams non ha scritto libri di fantascienza. Ha scritto il manuale di sopravvivenza per la vita reale. Ha solo avuto la furbizia di ambientarlo nello spazio così che tutti pensassero fosse fiction.
E comunque i Vogon esistono davvero. Probabilmente ci lavori insieme.
Io sono un Vogon.
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Consiglio n. 1: Don’t Panic
La prima cosa che impari quando apri la Guida Galattica per gli Autostoppisti è che sulla copertina, a grandi lettere, c’è scritto “DON’T PANIC”.
Semplice, no? E invece no, soprattutto in un mondo dove sei tempestato costantemente da messaggi quali “TROVA LA TUA STRADA”, “SCOPRI IL TUO PERCHÉ”, “REALIZZA IL TUO POTENZIALE”. Anche la scuola è più o meno così. A 13/14 anni, al termine della terza media, quando hai appena finito di giocare con i Pokemon (sì lo so che i ragazzetti non giocano più con i Pokemon da 20 anni…) devi decidere come impostare il resto della tua vita.
Una scelta evitabile? Certamente, se riformassimo l’intero sistema educativo. Nulla di più.
Comunque, la Guida Galattica per Autostoppisti ti dice: l’ansia esistenziale non è un problema da risolvere. È la maledetta condizione “normale” dell’essere umano.
Ti sarai certamente chiesto ogni tanto “Ma che cazzo sto facendo della mia vita?”. Io me lo sto chiedendo anche adesso, mentre scrivo questo articolo. Non sarebbe meglio studiare, leggere un bel libro, stare con tuo figlio, tua moglie, LAVORARE?!? (eh no cazzo, sono in ferie da una settimana, lasciatemi stare).
L’ansia per il futuro, per i soldi, per il lavoro non sono una malattia. È il normale funzionamento di un cervello che si rende conto di vivere in un universo che non ha un manuale di istruzioni.
Quando sono diventato preside, per i primi tempi ho sofferto della sindrome dell’impostore. Guardavo gli altri dirigenti che erano entrati in ruolo con me, dopo il concorso, ma questi avevano in media 20 anni in più di me e 20 anni in più di me passati a scuola.
Molto presto ho però capito una cosa: nessuno sapeva che cosa cazzo stava facendo.
Per cui respira. Rilassati.
Don’t panic.
Nessuno sa esattamente che cosa cazzo sta facendo.
Consiglio 2: 42 è la risposta perfetta a domande sbagliate
Nel secondo libro della serie, Adams ci racconta che un gruppo di scienziati commissiona al supercomputer più potente dell’universo, “Pensiero Profondo”, il compito di trovare “la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto”.
Dopo sette milioni e mezzo di anni di elaborazione, il computer fornisce la risposta: “42”.
Gli scienziati vanno fuori di testa. “Questo è tutto quello che sai dirci dopo un’elaborazione durata sette milioni e mezzo di anni?”
Il computer risponde: “Ho controllato molto approfonditamente, e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda.”
42 è la risposta perfetta a domande del cazzo, tipo: “Quale è il senso della vita?”. Su questa domanda gli umani (molto più stupidi dei delfini, direbbe Adams…) hanno scritto libri su libri, alcuni dei quali considerati SACRI da una buona fetta della popolazione mondiale (no, sta roba non me la spiegherò MAI). In ogni caso, domandarci “Quale è il senso della vita?” equivale a chiederci “Quanto pesa il blu?”. Domanda grammaticalmente corretta. Senza alcun senso logico.
Non esiste “il senso della vita”. Non esiste “lo scopo” e non esiste “la risposta” che risolverà tutti i tuoi problemi. E se ti sei bevuto consapevolmente il cervello facendo finta di credere a qualche religione solo perché hai una fottutua (e normale) paura della morte: bravo campione, avanti tutta.
Quello che esiste è quello che fai ogni giorno. Il modo in cui tratti le persone. I problemi che risolvi. I soldi che metti da parte. Le scelte che fai.
Per anni mi sono chiesto: “Ma è questo che voglio fare da grande? Davvero la mia missione nella vita è gestire circolari ministeriali e riunioni di collegio?”
Poi ho realizzato che stavo facendo la domanda sbagliata.
La domanda giusta era: “Questo lavoro mi permette di vivere decentemente, di mettere da parte qualche soldo per il futuro, e ogni tanto di aiutare qualche ragazzino o qualche collega?”
Risposta: sì.
Fine della crisi esistenziale.
Basta seghe mentali. Fai altro. Tipo: metti a posto i tuoi soldi, impara qualcosa di nuovo, aiuta qualcuno, goditi una birra con gli amici.
Il tuo destino non è scritto nelle stelle né nelle parole di nessun c.d. (abbreviazione di “cosiddetto” – o “cazzo di”) ministro del culto. È scritto nel tuo conto in banca – se ce l’hai – , nelle persone che aiuti – se ci riesci – nei problemi che risolvi – se ci riesci – , nelle relazioni che costruisci – o almeno quelle che non mandi a puttane.
Consiglio 3. Porta sempre un asciugamano
Cioè: preparati all’imprevedibile.
Nella Guida viene spiegato che:
“un asciugamano è l’oggetto di maggiore utilità pratica che un autostoppista galattico possa portare con sé.” Non solo perché è utile per asciugarsi, ma perché se hai un asciugamano, tutti pensano che tu sia una persona organizzata e preparata.
In finanza personale il concetto di asciugamano si racchiude nel fondo di emergenza.
Ne parlerò con calma in un articolo della categoria “Finanza Personale“. Ma in sostanza: tieniti da parte una somma non investita, quindi facilmente liquidabile, che ti possa essere d’aiuto (leggi: “salvare le chiappe”) in caso di necessità. Non te la sto tirando nera. Il fondo di emergenza ti serve anche quando ti si sfascia la macchina e tu ne hai bisogno dopodomani, ti partono pezzi di tetto a causa di una grandinata super-violenta, ti servono quattro mensilità di affitto per prendere casa in un’altra città perché hai vinto un concorso nazionale come dirigente scolastico e ti hanno sbattuto dall’altra parte d’Italia. Se non lo avessi capito, sì: mi sono successe tutte queste cose.
Altro esempio collegabile al concetto di asciugamano: diversifica le tue competenze.
Io capisco che se hai sempre lavorato nel pubblico, pensi che questo non abbia senso, ma per me non è così. Non solo io non penso che il “posto fisso” sia una garanzia a vita. Penso anche che saper fare cose differenti nella vita ti offra delle possibilità di scelta in futuro.
Esempio: sono praticamente certo che non potrò fare questo mestiere per altri 30 anni. Morirò prima – di stress -, o finirò in galera – per qualche cazzata. Per cui un asciugamano io ce l’ho. Ne ho un paio a dire il vero. Si chiamano: laurea in materie artistiche (lo so che stai ridendo, smettila) e laurea in economia. Sono pezzi di carta, ma in caso qualcosa mi inventerò.
Ultimo esempio: non mettere mai tutte le uova nello stesso paniere.
Tradotto in termini pratici: non investire tutti i tuoi soldi in un solo strumento finanziario. Non basare tutta la tua identità su un solo lavoro. Non dipendere da una sola fonte di reddito se puoi evitarlo.
Le cose andranno storte. Prima o poi. È l’unica certezza che hai.
Consiglio 4: Shit Happens
C’è una scena nel primo libro della Guida che mi ha sempre colpito. Durante un viaggio con la propulsione di improbabilità infinita, due missili che stavano per colpire l’astronave dove a bordo viaggiava il protagonista vengono trasformati casualmente in una balena e una ciotola di petunie.
La balena, che si materializza a diecimila metri di altezza, ha il tempo di fare delle riflessioni filosofiche sulla vita mentre precipita: “Che cosa è questa cosa che mi arriva incontro molto velocemente? Molto molto velocemente. Così grande e piatto e rotondo, ha bisogno di un nome… lo chiamerò… terra! Chissà se diventeremo amici!”. Dopo poco la balena si schianta a terra morendo sul colpo.
La pettunia, invece, ha solo il tempo di pensare: “Oh no, non di nuovo.”
La scena è stata rifatta molto bene anche nel film della Guida Galattica. L’ho fatta vedere a mia moglie più e più volte (dato che non ha letto i libri…), sperando che anche lei cogliesse la profondità del pensiero di Adams. Alla terza volta ho rischiato il divorzio.
Di fatto, Adams ti sta spiegando due approcci completamente diversi alla vita.
La balena rappresenta chi affronta l’ignoto facendosi un mucchio di domande e cercando di darsi un sacco di risposte apparentemente logiche o sensate. Seghe mentali insomma.
La pettunia rappresenta chi ha già vissuto tutto questo, forse, anche se non ricorda come e perché. Comunque non si fa domande del cazzo, e muore perché deve morire. Shit happens. Fine.
La pettunia ha capito una cosa fondamentale: a volte le cose fanno schifo e basta. Non c’è un significato nascosto da scoprire. Non c’è una lezione da imparare. Non c’è un percorso di crescita personale. A volte stai semplicemente precipitando e finirai schiantato.
Ci sono tante cose che sono fuori dal tuo controllo per le quali non vale la pena sprecare energie mentali.
Memento mori. Ricordati che devi morire. Fottitene.
Tre “fonti” per capire Douglas Adams

La prima è ovviamente “Guida galattica per gli autostoppisti – Il ciclo completo“ di Douglas Adams. Se non hai mai letto la serie, comprala Se l’hai letta, rileggila. Lo so, la trama a un certo punto comincia a perdere senso e l’ultimo libro della serie, “Praticamente innocuo”, fa oggettivamente un po’ schifo… Poco male, se non hai la pazienza di leggerli tutti, leggi almeno i primi 2 libri: Guida Galattica per Autostoppisti e Ristorante al Termine dell’Universo.
La seconda è “Il salmone del dubbio“, una raccolta di scritti incompiuti di Adams pubblicata dopo la sua morte. Contiene interviste, pensieri sparsi e bozze del libro che stava scrivendo prima di morire. È un ottimo modo per entrare nella mente di Douglas Adams.
L’ultima fonte è il film tratto dai libri. Io l’ho sempre trovato divertente e ben fatto. Se vuoi farti due risate senza per forza dover far la “fatica” di leggerti un libro (sia mai), guardati il film.
P.S.: no, i link non sono né affiliati né sponsorizzati, se mai te lo stessi chiedendo. Compra dove ti pare.